Per quanto questa raccolta contenga materiale inedito, D’Annunziò la pubblico per la prima volta nel 1902 integrandolo con testi già apparsi in precedenza in due sue raccolte, ‘Il libro delle vergini’ e ‘San Pantaleone’. Si può dire quindi che ‘Le novelle della Pescara’ siano quindi una selezione ancora più accurata della lirica dannunziana, offrendo quel carattere unitario che manca talvolta in altre opere della sua produzione. È Pescara al centro della narrazione, città affacciata sull’Adriatico e che divenne capoluogo di provincia proprio grazie a un’iniziativa presa da D’Annunzio in prima persona: i personaggi che si alternano in queste pagine, sulle rive del mare e nelle campagne circostanti, sono spesso preda di impulsi che non si possono controllare, altro tema tipico della poetica dell’autore.
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D’Annunzio con quest’opera completa il suo processo di avvicinamento al verismo del secolo precedente, benché il racconto sistematico di vicende della vita quotidiana si risolva talvolta in beffe esilaranti, tipiche della prosa boccaccesca. E per questo assolutamente irresistibili.
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